Bianca Cappello
granduchessa di Toscana

Seduzioni, intrighi e veleni: Bianca Cappello,
da cortigiana veneziana a Granduchessa di Toscana
Bianca Cappello

(Venezia, 1548 – Poggio a Caiano, 20 ottobre 1587)
fu prima amante e poi moglie del Granduca di Toscana Francesco I de' Medici.
Famosa per essere stata al centro di numerosi intrighi, morì in maniera misteriosa un giorno dopo suo marito Francesco.
(da Wikipedia, l'enciclopedia libera)


Prologo
Correva l'anno 1827 ed il tipografo Vincenzo Betelli stava facendo ristrutturare il palazzo di Bianca Cappello, in via Maggio n° 26 nel quartiere di Oltrarno a Firenze, di cui era venuto in possesso.
Con l'abbattimento di un muro emersero documenti, che vagliò accuratamente e che tenne per sè perchè politicamente intriganti, ed un quaderno di ventidue pagine, scritte di proprio pugno dalla Granduchessa Bianca Cappello, moglie e vedova del Granduca Francesco de Medici, un diario..
Immediadamente il tipografo si appassionò alla storia di questa donna:



Biografia
Figlia di Pellegrina Morosini e del nobile veneziano Bartolomeo Cappello, era famosa per la sua bellezza e raffinatezza.
Il padre la detestava, legatissimo com'era al figlio Vittorio, mentre la madre, resasi conto dell'ingiustizia del marito, aveva cercato di mettere da parte una dote per la figlia.
Ben presto però Pellegrina s'ammalò e morì.
Bartolomeo si risposò con Elena Grimani, sorella del Patriarca di Aquileia, e con il suo sostegno cercò di rinchiudere la dodicenne e bellissima Bianca in convento.
Di lei si prese cura la zia, sorella del doge Andrea Gritti, che, rimasta vedova, era tornata a vivere nel palazzo di famiglia.
-"Ella rimase incantata dal mio brio, dai miei fanciulleschi e dolci gesti" così raccontò la Cappello nel suo diario.
E allo scopo di avviarla ad una vita più brillante l'anziana donna riceveva ogni sera la nipote ( di nascosto dal padre), facendola prelevare da una gondola, per poi farla ritornare al mattino presto, e cercò di darle un'istruzione perfetta per una gentildonna dell'epoca.
Allo scopo riceveva ogni sera quattro giovani fiorentini, che avevano abbandonato la loro città perchè nemici di Cosimo dè Medici, rifugiandosi a Venezia, città nemica e rivale.
Essi furono caldamente raccomandati alla sorella dell'ex Doge Gritti dal Vasari: erano Pietro Giordano Balzoni, Cesare Vecellio ( allievo di Tiziano) Verdizzotti (amico di Tiziano) e il più "segnalato" Pietro Bonaventura, rampollo di una famiglia di Banchieri fiorentini.
La ragazza, bellissima, elegante, d'animo gentile e dotata di naturali doti, frequentò ogni sera ed ogni notte il salotto della vegliarda, legata al dogado, sensibile ed astuta donna di stato.
Tra gli amici e frequentatori della giovane, divenuta ormai "cortigiana onesta" c'era lo stimato nobiluomo Alvise Zorzi.
La fanciulla, ormai quattordicenne, bella, avvezza alle vicende di mondo, convinta di poter coltivare velleità letterarie e poetiche, venne irretita dalla bellezza e dalla corte intensa di Pietro Bonaventura.
Purtroppo la morte della zia Gritti costrinse la giovane a rinchiudersi in casa, ricevendo, con la complicità della sua governante, chiamata "Cattina" il suo amante..e fu a questo punto che il nobiluomo Alvise Zorzi convinse lei ed il suo Pietro a fuggire da Venezia, per andare a Firenze.
Nel frattempo il Bartolomeo, dopo aver parlato con lo Zorzi, si era in qualche modo ammorbidito con la figlia, e non la minacciò più di rinchiuderla in convento, per cui la giovane poteva sognare un futuro diverso tra le braccia del suo amante.
Ed un giorno il Cappello si dovette assentare da Venezia, per particolari impegni, e la sera stessa della partenza, con l'aiuto e la collaborazione del nobiluomo i due giovani si accordarono per la fuga.
Ignara di essere uno strumeno della Repubblica, incantata dall'amore la giovane Bianca così racconta la sua fuga:


Appiani Andrea il Giovane(1817/ 1865): BIANCA CAPPELLO ABBANDONA LA CASA PATERNA
In primo piano Bianca Cappello, appoggiate le mani sulla spalla di Pietro Bonaventura, volge lo sguardo dolente verso la casa paterna da cui si appresta a fuggire; a destra due gondolieri si preparano a salpare; sullo sfondo le case di Venezia affacciate sulla calle.
Collocazione Brescia (BS), Musei Civici di Arte e Storia








"Lascio una lettera a Cattina che dormiva nel suo letto, ed accompagnata dal servo mi avvio all'approdo: qui trovo Pietro che mi conduce alla porta del Canal, e mi fa entrare in gondola, che parte all'istante.
Giungevamo presso S. Giorgio Maggiore quando l'orologio della Piazza suona le nove ore. Non potei contenermi nel notare lo strato della felce (il tessuto del felze, la copertura della gondola) il Palazzo Ducale e le risplendenti cupole di S. Marco.
A tal vista sentii istintivamente stringermi il cuore, i miei occhi si appannarono e caddi tramortita tra le braccia dello sposo. Quando rinvenni chiesi dove eravamo: tra San Clemente e Santo Spirito, rispose il servitore di Pietro, che stava all'ingresso della felce (felze). Ed insieme giungemmo a Piovega (piccola isola della laguna). "MIo Dio, esclamai, che sarà di me! O mia patria ti avrò comunque perduta! Avrò per ultima volta veduto le mura di augusto Palazzo che tante volte accolse i miei valorosi antenati, colmi di gloria e di onori! Si, io nata da famiglia patrizia, nata libera cittadina nella principale sede dell'Italiana libertà sarò in breve suddita in straniera Contrada. Invano cercava Pietro di consolarmi, che queste tristi considerazioni mi accompagnarono fino al dilà di Malamocco, quando i primi raggi del sole nascente, mostrandomi lo sposo pallido ed inquieto per cagion mia, mi richiamarono a pensieri più convenienti alla presente circostanza".
"Pietro volle prendere terra a Chiozzia,(Chioggia) per cercarvi sicuro imbarco e proseguire verso Goro.
"

La tenera Bianca venne accolta in una locanda, e da qui, con il cuore in tumulto, attese le informazioni che Pietro Bonaventura andava a raccogliere per conoscere le reazioni della loro fuga da Venezia: dopo qualche ora ecco che tornò l'amato che la rassicurò: nella Serenissima alcun provvedimento era stato preso.
Ingenua e convinta dell'amore del suo amante, Bianca seguì il futuro sposo presso la casa di Giovani Battista Pigna di Ferrara, consigliere di Alfonso II°, e nemico dichiarato di Firenze.
Il nobiluomo li accolse con tenerezza e preoccupazione, occupandosi pure del matrimonio tra i due giovani che venne celebrato quattro giorni dopo.
Il Pigna si occupò anche di dotare i due giovani sposi di una scorta per poter entrare in Garfagnana, e da li, ( disegno ben ordito ) a Firenze.
L'avventura di Bianca aveva ora inizio...donna, bella,docile, gentile, seducente e del tutto ignara delle attese politiche che Venezia e Ferrara avevano posto su di lei...
La coppia si avviò attraverso gli appennini in Garfagnana.
Era inverno, nevicava, e tutto ciò rendeva il viaggio ancor più faticoso, per cui cercarono e trovarono asilo presso l'eremo di S. Pellegrino.
Alla richiesta di asilo " affacciossi ai balconi il custode di quell'eremitaggio, che chiamavasi Pierone da Frassinoro, uomo di età compresa tra la matura virilità e la vecchiaia"
Convinto dalle parole del capo della "masnada" che li accompagnava, l'eremita concesse loro rifugio e ristoro al convento, dove il Capo della Milizia confermò di aver ricevuto ordine dal Pigna di raccomandare la coppia al Governatore della Repubblica.
Nel convento Bianca ebbe modo di conoscere il vivandiere, figlio di un servitore di Alfonso I°, legato ai Francesi contro gli Spagnoli, alleato di Papa Giulio II ( la lega di Cambrai), entrambi nemici di Venezia .
L'oste raccontò allora, piangendo, della morte di Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso I°, e del suo fulmineo innamoramento per Laura, donna bellissima e molto somigliante a Bianca, e che Tiziano Vecellio ritrasse nuda in diverse ed apprezzate tele.
Laura, dopo il matrimonio fu conosciuta come Laura d'Este.
(nel suo diario Bianca si riferisce a Lucrezia Borgia con il nome di Eleonora)


I Bonaventura si rimisero quindi in viaggio e la povera Bianca, incinta, soffriva parecchio per lo sfregamento della sella del suo cavallo sul suo addome, attraversando gli appennini, tortuosi e coperti di neve.
A Pieve Fosciana Pietro la condusse da tale Pieroni, un vecchio alquando disponibile e gentile, che procurò alla gestante una portantina sorretta da quattro uomini.
Parlando con il vecchio la Cappello si rese conto che il Pieroni era al servizio di Filippo Strozzi, nemico giurato di Cosimo de Medici ( Granduca di Toscana).
La fanciulla, ingenua, non si rendeva ancora conto di essere uno strumento nelle mani dei detrattori di Cosimo I°, benedetta e seguita passo, passo dal Consiglio dei dieci e dal Doge di Venezia che si affidava alle sue capacità seduttive per portare i Medici dalla parte della Serenissima.
Arrivati che furono finalmente a Firenze Bianca si accorse che la ricchezza e le conoscenze vantate dal suo Pietro erano solo bugie.
La giovane andò a vivere nella modesta casa dei suoceri e qui nacque sua figlia, chiamata come la nonna, Pellegrina.
Ma un giorno le venne annunciata la visita del famoso pittore Vasari, già amico e sostenitore di Pietro Girolamo Balzoni, uno dei giovani che avevano frequentato Bianca a Palazzo Gritti a Venezia, ed all'imbarazzo della giovane che si vergognava per la modestia della propria abitazione, egli oppose i complimenti sulla sua nobiltà e bellezza.
Il Vasari la invitava ufficialmente presso la corte dei Medici.
La giovane, sollecitata dal marito, accolse l'invito.


Era il 6 gennaio 1564. Non appena il figlio, successore designato di Cosimo, Francesco, vide Bianca, si innamorò perdutamente di lei: " non mi staccava lo sguardo di dosso" confidò al suo diario la giovane.
E fu l'inizio di un amore forte e struggente fra i due, amore favorito e sollecitato dal Bonaventura, che se ne vantava.
Francesco era sposato con Giovanna d'Austria, ed aveva avuto da lei sei figlie, ma nessun erede maschio.
L'austriaca era una donna poco istruita, con pochissimi interessi, si dice affetta da scoliosi, mentre Bianca Cappello, bene istruita e colta, seppe condividere con Francesco la passione del futuro Granduca per l'alchimia.


Si racconta che stessero ore chiusi nel laboratorio alchemico, alla ricerca della pietra filosofale.
La relazione divenne nota a tutti, compreso lo zio di Francesco, il Cardinale Giovanni, che osteggiava ferocemente questo coinvolgimento di Francesco con una veneziana, la quale iniziò con lui la sua missione, ossia l'opera di convincimento affinchè, alla morte di Cosimo la Toscana ds allontanasse dalla Spagna e si avvicinasse a Venezia.
Dopo pochi mesi dal loro incontro, il Granduca Cosimo, provato dalla morte della moglie e di due dei suoi figli, avvenuta contemporaneamente a Pisa, dove si erano recati per curare la tubercolosi, abdicò a favore di Francesco.
Quando nacque il tanto atteso figlio maschio a Francesco e Giovanna (Filippo, morto però in giovane età nel 1582), Bianca sentì la sua posizione in difficoltà e cercò di far passare Antonio come figlio di Francesco e lei, anche se forse era nato dalla relazione illegittima di Francesco con una sua serva.

"Nella notte 29 agosto 1576 Bianca simulò di avere partorito un figliuolo maschio che da una donna del volgo era stato messo al mondo il dì precedente, e lo acclamò proprio figliuolo, e del Granduca Francesco, facendogli porre nome Antonio . In cotesta astuzia ebbe l'aiuto di Giovanna Santi di lei cameriera (chi sa che questa Giovanna non sia colei che a Venezia fu una delle complici della fuga ? Il cognome è anche Veneziano ) ; la qual Giovanna ella poi mandò a Bologna insieme colla vera madre del fanciullo, onde togliere due testimoni dell' inganno. Dicesi ( ma non è in modo alcuno provato ) che Bianca abbia fatto perire altri ch'erano a parte del segreto."

Cosimo I° morì nel 1578, dopo un anno vissuto paralizzato,infermità conseguente ad un ictus.

"Pietro frattanto vedendo Bianca tutta del principe, e quindi raffreddata nell'amore conjugale, pensò di renderle la pariglia col frequentare Cassandra Bongianni nata Ricci; per la qua! cosa erano mal veduti dalla famiglia Ricci tanto Pietro, che la stessa Cassandra.
Mentre una notte Pietro si recava a casa scortato da due suoi servitori, venne assalito sul ponte della Trinità da più di dodici persone.
Un servo prese la fuga, l'altro cadde morto. Il Bonaventura passato il ponte, potè ritirarsi verso casa, uccidendo uno degli aggressori; ma quivi assalito di nuovo, dopo la più disperata resistenza, coperto di ferite, dovette succumbere.
Lo stesso destino ebbe Cassandra, la quale nella medesima notte o nella seguente, fu da alcuni mascherati sicarii uccisa nel proprio letto; e così saziata venne la vendetta della famiglia Ricci.
Bianca, ciò saputo, ricorse al principe per vendicare la morte del marito . Egli promise di farlo ; ma fu cosi lento in(ciò, che gli aggressori ebbero spazio di rifuggire in Francia, il perchè si volle dedurre, che Francesco medesimo abbia favorito 1' assassinio, tanto più ch' ebbe a confessare egli stesso al teologo di corte Giambatista Confetti, che non gli era ignoto il divisamente della famiglia Ricci.
Autore principale di questo assassinio crédesi Roberto de'Ricci.
Vedova rimasta Bianca, avvenne che Giovanna d'Austria; arciduchessa, moglie di Francesco, sia, come vogliono alcuni, per una sconciatura sofferta durante la sua gravidanza, sia invece dal dolore di vedere che il principe suo marito dopo le promesse più volte fattele di abbandonar Bianca, era tornato con essa, ed erale di nuovo infedele, venne a morte anch'ella nel di 1o di aprile 1578 , non senza però essersi anche sparsa voce di avvelenamento procuratole dal marito; voce però priva di fondamento"


Liberi da impedimenti, poco dopo si svolsero le agognate nozze tra Francesco I° e Bianca Cappello, e la Serenissima, per quell'evento, nominò la giovane: "vera e particolare figliuola della Repubblica a cagione di quelle particolarissime e rare qualità che degnissima la facevano di gran sua fortuna!", non solo, ma i parenti della Cappello vennero insigniti di onorificenze, ed alla cerimonia venne mandata una lussuosa ambasceria.
Venezia, attraverso la bella, istruita, colta ed adottrinata Bianca era riuscita ad ottenere il suo scopo!

La passione per la donna amata spinse Francesco de' Medici a realizzare il parco e la villa di Pratolino,
unici all'epoca per bellezza e per magnificenza.









Epilogo alla Villa Medicea di Poggio a Caiano
L'8 ottobre 1587 i Granduchi indissero una gran battura di caccia a Poggio a Caiano, invitando anche il fratello di Francesco, Ferdinando. Alla sera venne servito un sontuoso banchetto, ma il giorno dopo il Granduca cominciò a sentirsi male, ad accusare forti dolori, febbre alta...e il 19 dello stesso mese morì.
Anche Bianca venne colpita dagli stessi sintomi, e morì anch'essa undici giorni dopo.
Nel 2006 nella chiesa di S. Francesco a Bonistallo vennero rinvenuti resti di un fegato maschile e di uno femminile, i quali, analizzati da alcuni patologi evidenziarono tracce di arsenico in dosi letali, ma non fulminanti.
Le ossa di Francesco I° vennero inumate nella tomba medicea, mentre nulla si sa dei resti della povera Bianca Cappello, donna che aveva dedicato alla Serenissima tutta la sua vita, superando la debolezza, la fatica e la felicità.








Controversia sulle cause della morte



Tesi avvelenamento:
Quattro docenti dell'Università di Firenze (i tossicologi Francesco Mari, Elisabetta Bertol, Aldo Polettini e la storica della medicina Donatella Lippi) hanno analizzato frammenti di fegato di Bianca e di Francesco: questi resti sono stati ritrovati pochi anni fa nella chiesa di Santa Maria a Bonistallo, in seguito al ritrovamento di un documento che testimoniava come le viscere dei due sposi vi fossero state interrate dopo l'autopsia.
Esilissime tracce di un fegato femminile e di uno maschile sono state sufficienti a far trovare tracce di arsenico, in quantità letale ma non fulminante (per questo la lunga agonia); a questo punto restava solo da chiarire la paternità dei tessuti organici.
Se per Bianca Cappello Ferdinando negò le esequie di stato (quindi si ignora la sua sepoltura), Francesco venne interrato nelle Cappelle Medicee accanto alla sua prima moglie Giovanna d'Austria.
Proprio dalla tomba di Francesco, oggetto di un recente sopralluogo nel 2004 all'interno di un ampio progetto di studio sulla casata medicea, sono state trovati resti organici il cui DNA è risultato compatibile con quello del fegato maschile, quindi permettere un'attribuzione certa.
È stato così forse svelato un enigma durato 420 anni, che getta un'ombra sul buon governo del Granduca Ferdinando I, riscrivendo in parte la storia di quel periodo.
Tesi febbre Malarica: Nella cassetta di zinco contenente i resti di Francesco I, riesumato alle Cappelle Medicee nel 2004, non c’era traccia di materiali organici, ma solo resti di tessuti che avvolgevano le ossa, peraltro ampiamente manipolate dagli antropologi degli anni '50.
Quindi il DNA trovato, e confrontato con quello di Bonistallo, non è DNA originale, ma è dovuto a inquinamento.
Inoltre, l'ossario di Bonistallo non è stato scavato con tecniche archeologiche.
Francesco I presentava, come Bianca Cappello, febbre elevata e intermittente (Pieraccini), mentre l’avvelenamento da arsenico è caratterizzato da vomito senza febbre (Harrison).
Inoltre, i risultati dei ricercatori fiorentini si scontrano con il dato oggettivo che gli antropologi degli anni '50, e in particolare il prof. Giuseppe Genna, effettuarono il calco in gesso del cranio di Francesco I, il che comportò necessariamente la totale asportazione degli eventuali tessuti molli residui.
Perciò la presenza stessa del frammento di cute, su cui si basa tutta la ricerca, è da ritenere impossibile.
Inoltre i procedimenti di estrazione e di amplificazione del DNA non risultano sufficientemente documentati nel loro articolo (L. Ottini).
Infine, appare molto verosimile che il risultato molecolare, ottenuto in un laboratorio non dedicato allo studio del DNA antico, sia dovuto ad inquinamento da DNA moderno.
La recentissima scoperta, effettuata con un moderno metodo immunologico da parte di ricercatori delle Università di Pisa e di Torino, della presenza di proteine del Plasmodium falciparum (l'agente della malaria perniciosa) nel tessuto osseo di Francesco I conferma le fonti secondo cui il Granduca (e quindi anche la Granduchessa) morì di febbre malarica e fa respingere definitivamente la già controversa ipotesi dell'avvelenamento da arsenico.