NAPOLI: Certosa di San Martino e Castel Sant'Elmo

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La Certosa di San Martino è tra i maggiori complessi monumentali di Napoli; costituisce, in assoluto, uno dei più riusciti esempi di architettura e arte barocca insieme alla Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Essa è situata sulla collina del Vomero, accanto a Castel Sant'Elmo. Napoli_CertosadiSanMartino_VistaVesuvio.jpg Napoli_CertosadiSanMartino_VistaPorto.jpg
Nel dicembre 2010 il decreto n. 851 del Ministero per i Beni Culturali emesso su proposta della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici di Napoli e provincia, ha dichiarato la collina su cui sorge la certosa “monumento nazionale”[1].
Dal 1866 la certosa ospita il Museo nazionale di San Martino.
Nel 1325, sulla sommità del colle, Carlo duca di Calabria, primogenito di Roberto d'Angiò, fece erigere il monastero.
Della primitiva soluzione architettonica della fabbrica, voluta accanto al castello di Belforte (1325), rimangono pochissimi elementi.
Gli architetti che iniziarono la costruzione della Certosa furono i medesimi che lavoravano negli stessi anni al castello: Tino di Camaino e Francesco di Vivo, cui successero nel tempo ad Attanasio Primario e Giovanni de Bozza.
La certosa fu inaugurata nel 1368, sotto il regno della regina Giovanna I D'Angiò, ma i certosini avevano preso possesso del monastero già dal 1337.
Alla fine del XVI secolo la certosa subì rimaneggiamenti e ampliamenti in stile tardomanierista e barocco.
I lavori vennero affidati dal 1589 al 1609 al Dosio che fu di fatto il primo artefice di gran parte delle trasformazioni ricevute dal complesso.
Dal 1618 al 1625 la direzione del cantiere passò a Giovan Giacomo di Conforto, mentre dal 1623 al 1656 lasciò la sua impronta artistica Cosimo Fanzago.
Nel 1799 i certosini vennero cacciati per giacobinismo, ritornarono nel 1804 e dopo un po' (nel 1807) vennero di nuovo espulsi; nel 1836 vennero di nuovo riammessi e infine espulsi definitivamente nel 1866, quando la certosa divenne bene monumentale proprietà dello Stato.
Sul piazzale che sovrasta la parte più antica della città, vi è la chiesa delle donne opera del Dosio ornata da stucchi nel XVII secolo. Napoli_CertosadiSanMartino-5_200px.jpg Napoli_CertosadiSanMartino_stemma.jpg
A destra del piazzale l'ingesso e nell'androne uno stemma angioino. Dall'ingresso si accede al cortile d'onore realizzato sempre dal Dosio. Sulla sinistra prospettica, la chiesa trecentesca rimaneggiata dal Dosio (che riadattò il pronao da cinque arcate a tre arcate ricavandone due cappelle) e da Cosimo Fanzago (che costrui una serliana per mascherare la facciata precedente); la parte superiore e le pareti sono del Tagliacozzi Canale. Nello spazio tra la serliana e la facciata ci sono gli affreschi di Micco Spadaro, Giovanni Baglione e Belisario Corenzio.
(Quel Giovanni Baglione che è anche biografo reso famoso per averci narrato le disavventure del suo contemporaneo Giovanni Merisi detto il Caravaggio.NdR)

Descrizione dell'interno Napoli_CertosadiSanMartino-chiesa_450px.jpg Napoli_CertosadiSanMartino-Parlatorio_446px.jpg
La chiesa, a navata unica con sei cappelle (due di esse sono comunicanti con le prime di destra e di sinistra), presenta un alto livello di decorazione a cavallo tra il XVI secolo e il XVIII secolo.
Cosimo Fanzago è l'autore delle transenne delle cappelle e della decorazione delle cappelle di San Bruno e del Battista; sempre del Fanzago sono i festoni di frutta sui pilastri e quattro putti marmorei sulle arcate delle cappelle.
Il pavimento marmoreo della navata è di frà Bonaventura Presti che riutilizzò alcuni marmi intarsiati dal Fanzago.
Ai lati del portale d'ingresso ci sono due statue del medesimo Fanzago, che tuttavia furono terminate da Alessandro Rondone; sempre nei pressi del portale sono collocate due tele di Jusepe de Ribera e sopra il portale una Deposizione di Massimo Stanzione. La volta è arricchita da un ciclo pittorico di Giovanni Lanfranco che maschera le strutture a crociera della copertura.

Nel presbiterio, antistante all'altare, c'è la balaustra in pietre dure realizzata su disegno del Tagliacozzi Canale. L'altare invece è realizzato su disegno di Francesco Solimena.
L'abside vanta un pavimento marmoreo del Fanzago ed un grandioso coro ligneo del 1629.
Nella parete di fondo sono disposte statue di Pietro Bernini e Giovanni Battista Caccini e una Natività di Guido Reni.
Gli affreschi della volta sono del Cavalier d'Arpino e di Giovanni Lanfranco.
Nella parete destra vi sono affreschi dello Stanzione, di Carletto Caliari; in quella di sinistra invece gli affreschi sono di Jusepe de Ribera e di Battistello Caracciolo.

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Presbiterio e abside

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La balaustrata dell'altare maggiore (G. Sanmartino su disegno di Tagliacozzi Canale)

Altri ambienti del complesso
Sala Capitolare
Nella Sala Capitolare sono presenti affreschi di Belisario Corenzio, Paolo Finoglio, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione e Francesco De Mura.

Coro dei Conversi
Vi sono vedute della certosa gotica e arazzi su cui sono dipinte Storie sacre, un monumentale lavamano di Cosimo Fanzago e nella parte inferiore della sala invece vi è la presenza del cinquecentesco coro in legno intarsiato.

Cappella della Maddalena
La cappella è affrescata con prospettive e sull'altare è collocata una tela di Andrea Vaccaro.

Sagrestia e Cappella del Tesoro Napoli_CertosadiSanMartino-2_450px.jpg Napoli_CertosadiSanMartino_Giuseppe_Sagrestia-Ribera_pieta.jpg
La sagrestia è decorata nella volta con affreschi del Cavalier d'Arpino mentre in basso vi sono arredi mobiliari intarsiati di fine Cinquecento. Sulle due pareti vi sono una Crocifissione del cavalier d'Arpino, un Ecce Homo dello Stanzione ed una Negazione di Pietro di scuola caravaggesca.
Agli affreschi posti nel passaggio alla cappella del Tesoro lavorarono invece Massimo Stanzione, Luca Giordano, Paolo De Matteis e Micco Spadaro.
La Cappella del Tesoro è invece affrescata da Luca Giordano con il Trionfo di Giuditta e Storie del Vecchio Testamento (1703 circa). Sono inoltre presenti arredi mobiliari di fine Seicento di Gennaro Monte, un altare del 1610 di Giovanni Selino ed infine la celebre Pietà di Jusepe de Ribera.
Il Trionfo di Giuditta è un affresco di Luca Giordano eseguito tra il 1703 ed il 1704 sulla volta della cappella del Tesoro, nella certosa di San Martino di Napoli.

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cappella del tesoro

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Chiostro Grande
L'opera si pone come uno dei capolavori più importanti del Giordano, nonché come uno dei massimi punti raggiunti dalla pittura barocca Il ciclo viene dipinto dopo il soggiorno del maestro napoletano in Spagna. Dunque dopo l'altro capolavoro nel monastero di San Lorenzo del Escorial. La composizione dell'opera mostra un ultimo Giordano, quando viene superata l'influenza caravaggesca e riberesca e viene assimilata quella veneta. Di fatto, eseguita quando aveva quasi settant'anni, si tratta dell'ultima opera eseguita dall'artista. L'affresco, che mostra il Trionfo di Giuditta al centro mentre lungo i lati vi sono raffigurate storie del Vecchio Testamento, fu elogiato sin dall'inizio da artisti e guide locali, divenendo un modello per le generazioni future, in particolare per Francesco De Mura e Francesco Solimena. La committenza fu di grande prestigio e anche ben remunerata, ricevendo il Giordano 2000 ducati per l'esecuzione.

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Chiostri
I chiostri di San Martino sono due: il chiostro dei procuratori e quello grande.
Il Chiostro dei procuratori è stato disegnato dal Dosio.
Ad esso è collegato il corridoio che porta al refettorio del XVIII secolo disegnato da Nicola Tagliacozzi Canale.
Al centro è presente un pozzo in piperno.

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Il Chiostro grande è stato progettato dal Dosio, fu rifatto dal Fanzago che realizzò le mezze lesene agli angoli dell'ambulacro; i busti sulle sette porte sono dello stesso Fanzago, tranne due che sono opera di Domenico Antonio Vaccaro.
La balaustra del cimiterino dei monaci è di Cosimo Fanzago che realizzò un motivo con teschi ed ossa.
Al centro è presente un pozzo in marmo scolpito dal Dosio.





Museo
All'interno della certosa è situato il Museo di San Martino, dove sono conservate diverse opere che vanno dalla Napoli Borbonica fino al periodo postunitario.
Ad esempio, numerose tavole di artisti quali José de Ribera, Luca Giordano, Francesco De Mura e Battistello Caracciolo, nonché importanti tavole risalenti al periodo risorgimentale di Napoli e tavole della scuola di Posillipo.
Di notevole interesse sono anche le porcellane di Capodimonte e l'arte presepiale che il museo ospita.
Nella certosa sono collocate, infine, diverse sculture di Pietro Bernini, come la Madonna col Bambino e San Giovannino ed una tavola, recentemente acquistata dallo Stato italiano, di rilevanza storica per quanto concerne l'evoluzione urbanistica della città: la Tavola Strozzi.
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(ecco alcuni miei scatti).
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